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RADAR in Italia

Mentre soprattutto negli USA, Inghilterra e Germania venivano sviluppati parecchi e diversi tipi di Radar al contrario in Italia non si ebbero ne investimenti ne risultati significativi, soprattutto a causa della miopia dei nostri governanti dell'epoca e non certamente perché in Italia non si era avviata una significativa ricerca in campo radar.

Nel 1933 G. Marconi, in una esperienza fatta alla presenza delle autorità militari italiane, dimostrò la possibilità di rivelare ostacoli mediante la riflessione di onde elettromagnetiche. A seguito delle esperienze di Marconi, nel 1935 venne presentato un rapporto al "Comitato Interministeriale per i Servizi Militari Elettrici" che sintetizzava una ricerca condotta da U. Tiberio intesa a chiarire "se e in qual modo gli apparati per il sondaggio ionosferico potessero adattarsi alla rivelazione di aerei e di navi a grande distanza". In detto rapporto erano contenute la teoria elementare della portata radar (equazione del radar nello spazio libero) e gli schemi e i dati fondamentali dei due apparati, uno ad onda continua ed uno ad impulsi.

Purtroppo i responsabili militari italiani preferirono la costruzione di un incrociatore da 10.000 t al finanziamento con mezzi e uomini adeguati del progetto. In ogni caso il Prof. Tiberio, nominato Ufficiale di complemento del Corpo Armi Navali, venne trasferito al Regio Istituto di elettrotecnica e delle Comunicazioni (RIEC) di Livorno con l’incarico di insegnare fisica e radiotecnica all’Accademia Navale.

Negli anni seguenti Ugo Tiberio portò avanti le ricerche e realizzò diversi prototipi di Radiotelemetro, ma non ottenne le risorse e i fondi necessari per arrivare a un sistema radar operativo. I vertici della Marina non credettero ad un futuro strategico del mezzo ed il progetto di Tiberio ebbe solo poche risorse. I mezzi finanziari ed il personale messi a disposizione per tale arduo compito furono  limitatissimi (quattro sottufficiali, alcuni operai ed una assegnazione annuale di 20.000 lire - circa tredicimila Euro (venticinque milioni di lire) attuali, per cui il professor Tiberio dovette condurre quasi da solo lo sviluppo e la sperimentazione del prototipo del radiotelemetro già progettato teoricamente.

Assieme al professor Tiberio iniziò a lavorare nel progetto anche il professor Nello Carrara, altro insegnate di fisica presso i Corsi normali dell’Accademia Navale.

Il professor Carrara già dal 1924, giovane fisico, faceva parte dell’Istituto EC e, sin dal 1932 si occupava di ricerche nel campo delle microonde; è sua la creazione del neologismo “microonde” (e di “microwaves”) nella letteratura scientifica dell’epoca. Il professor Carrara nel progetto “RDT” si occupò principalmente della progettazione e realizzazione di valvole di potenza e magnetron, componenti, questi, indispensabili per poter ottenere risultati apprezzabili.

Nacque così nel 1936 il primo RDT (Radio Detector Telemetro) ad onda continua E.C.1 (acronimo derivato dal nome dell’Istituto EC) cui seguirono nel 1937 l’E.C.1-bis e l’E.C.2 che non dettero risultati soddisfacenti.

Nel 1937 entrò a far parte del gruppo di ricercatori il Capitano delle Armi Navali, ingegner Alfeo Brandimarte che cominciò subito a lavorare alla realizzazione sperimentale del prototipo dell’E.C.3, non più ad onda continua modulata in frequenza, ma ad impulsi. Questa collaborazione, però, fu di breve durata perché Brandimarte, per l’entrata in vigore di una  legge fascista sul celibato, si vide precluse le possibilità di carriera in Marina e fu costretto a dare le dimissioni. Purtroppo cadde poi Martire della Resistenza ed alla sua memoria fu decretata la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Solo dopo la disfatta della battaglia di Capo Matapan del 29 marzo 1941, dovuta ad errori, messaggi operativi in chiaro captati dagli inglesi e  all'uso del radar da parte delle navi  inglesi (apparecchiature che le nostre navi non avevano perché la Regia Marina non ci credeva), la ricerca sul radiotelemetro ebbe finalmente (e tardivamente) i fondi necessari per accelerare la ricerca.

Furono in gran fretta ripristinati i prototipi fino ad allora realizzati e da questi scaturirono due apparati, battezzati rispettivamente "Folaga" e "Gufo" che differivano principalmente per la banda di frequenza di lavoro e che facevano del "Folaga" un prototipo per la vigilanza costiera e del "Gufo" un prototipo per l'impiego navale.

Ne vennero ordinati, rispettivamente, in 50 e 150 esemplari,  alla ditta S.A.F.A.R. di Milano. Alla data dell’armistizio dell' 8 settembre 1943  furono però consegnati  13 Gufo e 14 Folaga. Purtroppo la mancanza di una industria nazionale elettronica e di personale tecnico adeguatamente preparato in questo nuovo settore tecnologico, la mancanza di addestramento operativo non aveva permesso di ottenere i risultati voluti.

Va ricordato che nell'ambito della "Mobilitazione RaRi", vennero intrapresi per conto della Regia Aeronautica e del Regio Esercito studi e realizzazioni sperimentali di radar aviotrasportati per la ricerca marittima e future contromisure elettroniche e terrestri per la ricerca lontana per la difesa del territorio. Nacquero così progetti, prototipi originali o derivati da altri prototipi che presero nomi come "Argo", "Vespa", "Razza", "Veltro", "Lepre", "Lince", nelle versioni "Lince Vicino" e "Lince lontano". Purtroppo, per la paralisi che subirono tutte le attività industriali a causa dell'armistizio, non si andò al di là dei prototipi e alcuni esemplari dei "Lince" costruiti per conto dell'Aeronautica Repubblicana.

Agli studi sul radar ed ai tentativi di applicazione pratica contribuì, fra l’altro, la caduta in mano italo tedesca nel giugno 1942 della città libica di Tobruch ove, insieme a grandi quantità di materiale bellico, furono rinvenuti anche alcuni modelli di radar terrestri inglesi.

Le ricerche e gli sviluppi nazionali uniti all’analisi dei radar inglesi dettero impulso e vita nel 1942 presso le Officine Meccaniche San Giorgio di Pistoia, alla realizzazione di due prototipi di radar terrestri  da installare sulle coste e nei pressi degli aeroporti in funzione antiaerea.

Nel 1942 fu costituito un pool d’aziende costituito dalla Borletti di Milano, dalla Galileo di Firenze e dalla San Giorgio di Genova, denominato BGS, per la costruzione di radar e la San Giorgio destinò la produzione alla sue officine  pistoiesi.

La Galileo aveva la funzione di capofila e il suo Ufficio Studi elaborava i disegni dei progetti mentre Borletti e San Giorgio avevano il compito della realizzazione pratica dei primi quantitativi, circa venti, dei due tipi di radar. I prototipi furono denominati “ Lince piccolo” o vicino e “Lince grande” o lontano tra loro distinti in base alla distanza massima su cui operavano. Il Lince piccolo, di tipo parabolico, operava fino a 60 chilometri di distanza, era di studio e progettazione italiana e fu completato alla fine del 1942.

Il Lince grande, di tipo a piastra rotante, operava fino a 120 chilometri di distanza e i suoi disegni erano stati copiati dal modello inglese rinvenuto a Tobruch che  fu portato in Italia, smontato e riprogettato e  parzialmente realizzato.

La produzione del consorzio iniziò nel febbraio 1943 e prevedeva un sistema di difesa contraerea basato sull’uso del Lince lontano posto sulla costa per l’avvistamento degli aerei fin da 120 chilometri e in collegamento sia con le centrali di tiro delle navi che con il Lince vicino posizionato all’interno del territorio nei pressi  degli aeroporti.  I due apparati erano quindi complementari e l’aereo individuato dal primo veniva “consegnato” all’altro che ne proseguiva l’individuazione, e lo acquisiva  fino all’abbattimento.

L’armistizio dell’8 settembre e la successiva occupazione tedesca dello stabilimento portarono a un rallentamento dei lavori boicottati, come tutta  la produzione, dalla Resistenza che operava nella fabbrica. Così mentre il Lince piccolo fu sperimentato nei primi mesi del 1943 all’aeroporto di Novara, la produzione del Lince grande fu interrotta, quando mancava solo da installare la parte elettrica, dai bombardamenti alleati su Pistoia che nel Gennaio 1944 distrussero lo stabilimento San Giorgio.

Nel successivo trasferimento per opera dei tedeschi degli impianti nel nord Italia il radar, per le sue dimensioni, non fu spostato, rimase nei capannoni ormai ridotti in macerie e fu smontato al momento della ripresa dell’attività alla fine del 1944.

Si concludeva così un capitolo della ricerca e della tecnologia italiana sul radar che si sarebbe  riaperto con altri risultati   ed impieghi nell’Italia del dopoguerra.

La storia continua… con MICROLAMDA… con Selenia… 

 RADAR in ITALIA

Mentre soprattutto negli USA, Inghilterra e Germania venivano sviluppati parecchi e diversi tipi di Radar al contrario in Italia non si ebbero ne investimenti ne risultati significativi, soprattutto a causa della miopia dei nostri governanti dell'epoca e non certamente perché in Italia non si era avviata una significativa ricerca in campo radar.

Nel 1933 G. Marconi, in una esperienza fatta alla presenza delle autorità militari italiane, dimostrò la possibilità di rivelare ostacoli mediante la riflessione di onde elettromagnetiche. A seguito delle esperienze di Marconi, nel 1935 venne presentato un rapporto al "Comitato Interministeriale per i Servizi Militari Elettrici" che sintetizzava una ricerca condotta da U. Tiberio intesa a chiarire "se e in qual modo gli apparati per il sondaggio ionosferico potessero adattarsi alla rivelazione di aerei e di navi a grande distanza". In detto rapporto erano contenute la teoria elementare della portata radar (equazione del radar nello spazio libero) e gli schemi e i dati fondamentali dei due apparati, uno ad onda continua ed uno ad impulsi.

Purtroppo i responsabili militari italiani preferirono la costruzione di un incrociatore da 10.000 t al finanziamento con mezzi e uomini adeguati del progetto. In ogni caso il Prof. Tiberio, nominato Ufficiale di complemento del Corpo Armi Navali, venne trasferito al Regio Istituto di elettrotecnica e delle Comunicazioni (RIEC) di Livorno con l’incarico di insegnare fisica e radiotecnica all’Accademia Navale.

Negli anni seguenti Ugo Tiberio portò avanti le ricerche e realizzò diversi prototipi di Radiotelemetro, ma non ottenne le risorse e i fondi necessari per arrivare a un sistema radar operativo. I vertici della Marina non credettero ad un futuro strategico del mezzo ed il progetto di Tiberio ebbe solo poche risorse. I mezzi finanziari ed il personale messi a disposizione per tale arduo compito furono  limitatissimi (quattro sottufficiali, alcuni operai ed una assegnazione annuale di 20.000 lire - circa tredicimila Euro (venticinque milioni di lire) attuali, per cui il professor Tiberio dovette condurre quasi da solo lo sviluppo e la sperimentazione del prototipo del radiotelemetro già progettato teoricamente.

Assieme al professor Tiberio iniziò a lavorare nel progetto anche il professor Nello Carrara, altro insegnate di fisica presso i Corsi normali dell’Accademia Navale.

Il professor Carrara già dal 1924, giovane fisico, faceva parte dell’Istituto EC e, sin dal 1932 si occupava di ricerche nel campo delle microonde; è sua la creazione del neologismo “microonde” (e di “microwaves”) nella letteratura scientifica dell’epoca. Il professor Carrara nel progetto “RDT” si occupò principalmente della progettazione e realizzazione di valvole di potenza e magnetron, componenti, questi, indispensabili per poter ottenere risultati apprezzabili.

Nacque così nel 1936 il primo RDT (Radio Detector Telemetro) ad onda continua E.C.1 (acronimo derivato dal nome dell’Istituto EC) cui seguirono nel 1937 l’E.C.1-bis e l’E.C.2 che non dettero risultati soddisfacenti.

Nel 1937 entrò a far parte del gruppo di ricercatori il Capitano delle Armi Navali, ingegner Alfeo Brandimarte che cominciò subito a lavorare alla realizzazione sperimentale del prototipo dell’E.C.3, non più ad onda continua modulata in frequenza, ma ad impulsi. Questa collaborazione, però, fu di breve durata perché Brandimarte, per l’entrata in vigore di una  legge fascista sul celibato, si vide precluse le possibilità di carriera in Marina e fu costretto a dare le dimissioni. Purtroppo cadde poi Martire della Resistenza ed alla sua memoria fu decretata la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Solo dopo la disfatta della battaglia di Capo Matapan del 29 marzo 1941, dovuta ad errori, messaggi operativi in chiaro captati dagli inglesi e  all'uso del radar da parte delle navi  inglesi (apparecchiature che le nostre navi non avevano perché la Regia Marina non ci credeva), la ricerca sul radiotelemetro ebbe finalmente (e tardivamente) i fondi necessari per accelerare la ricerca.

Furono in gran fretta ripristinati i prototipi fino ad allora realizzati e da questi scaturirono due apparati, battezzati rispettivamente "Folaga" e "Gufo" che differivano principalmente per la banda di frequenza di lavoro e che facevano del "Folaga" un prototipo per la vigilanza costiera e del "Gufo" un prototipo per l'impiego navale.

Ne vennero ordinati, rispettivamente, in 50 e 150 esemplari,  alla ditta S.A.F.A.R. di Milano. Alla data dell’armistizio dell' 8 settembre 1943  furono però consegnati  13 Gufo e 14 Folaga. Purtroppo la mancanza di una industria nazionale elettronica e di personale tecnico adeguatamente preparato in questo nuovo settore tecnologico, la mancanza di addestramento operativo non aveva permesso di ottenere i risultati voluti.

Va ricordato che nell'ambito della "Mobilitazione RaRi", vennero intrapresi per conto della Regia Aeronautica e del Regio Esercito studi e realizzazioni sperimentali di radar aviotrasportati per la ricerca marittima e future contromisure elettroniche e terrestri per la ricerca lontana per la difesa del territorio. Nacquero così progetti, prototipi originali o derivati da altri prototipi che presero nomi come "Argo", "Vespa", "Razza", "Veltro", "Lepre", "Lince", nelle versioni "Lince Vicino" e "Lince lontano". Purtroppo, per la paralisi che subirono tutte le attività industriali a causa dell'armistizio, non si andò al di là dei prototipi e alcuni esemplari dei "Lince" costruiti per conto dell'Aeronautica Repubblicana.

Agli studi sul radar ed ai tentativi di applicazione pratica contribuì, fra l’altro, la caduta in mano italo tedesca nel giugno 1942 della città libica di Tobruch ove, insieme a grandi quantità di materiale bellico, furono rinvenuti anche alcuni modelli di radar terrestri inglesi.

Le ricerche e gli sviluppi nazionali uniti all’analisi dei radar inglesi dettero impulso e vita nel 1942 presso le Officine Meccaniche San Giorgio di Pistoia, alla realizzazione di due prototipi di radar terrestri  da installare sulle coste e nei pressi degli aeroporti in funzione antiaerea.

Nel 1942 fu costituito un pool d’aziende costituito dalla Borletti di Milano, dalla Galileo di Firenze e dalla San Giorgio di Genova, denominato BGS, per la costruzione di radar e la San Giorgio destinò la produzione alla sue officine  pistoiesi.

La Galileo aveva la funzione di capofila e il suo Ufficio Studi elaborava i disegni dei progetti mentre Borletti e San Giorgio avevano il compito della realizzazione pratica dei primi quantitativi, circa venti, dei due tipi di radar. I prototipi furono denominati “ Lince piccolo” o vicino e “Lince grande” o lontano tra loro distinti in base alla distanza massima su cui operavano. Il Lince piccolo, di tipo parabolico, operava fino a 60 chilometri di distanza, era di studio e progettazione italiana e fu completato alla fine del 1942.

Il Lince grande, di tipo a piastra rotante, operava fino a 120 chilometri di distanza e i suoi disegni erano stati copiati dal modello inglese rinvenuto a Tobruch che  fu portato in Italia, smontato e riprogettato e  parzialmente realizzato.

La produzione del consorzio iniziò nel febbraio 1943 e prevedeva un sistema di difesa contraerea basato sull’uso del Lince lontano posto sulla costa per l’avvistamento degli aerei fin da 120 chilometri e in collegamento sia con le centrali di tiro delle navi che con il Lince vicino posizionato all’interno del territorio nei pressi  degli aeroporti.  I due apparati erano quindi complementari e l’aereo individuato dal primo veniva “consegnato” all’altro che ne proseguiva l’individuazione, e lo acquisiva  fino all’abbattimento.

L’armistizio dell’8 settembre e la successiva occupazione tedesca dello stabilimento portarono a un rallentamento dei lavori boicottati, come tutta  la produzione, dalla Resistenza che operava nella fabbrica. Così mentre il Lince piccolo fu sperimentato nei primi mesi del 1943 all’aeroporto di Novara, la produzione del Lince grande fu interrotta, quando mancava solo da installare la parte elettrica, dai bombardamenti alleati su Pistoia che nel Gennaio 1944 distrussero lo stabilimento San Giorgio.

Nel successivo trasferimento per opera dei tedeschi degli impianti nel nord Italia il radar, per le sue dimensioni, non fu spostato, rimase nei capannoni ormai ridotti in macerie e fu smontato al momento della ripresa dell’attività alla fine del 1944.

Si concludeva così un capitolo della ricerca e della tecnologia italiana sul radar che si sarebbe  riaperto con altri risultati   ed impieghi nell’Italia del dopoguerra.

La storia continua… con MICROLAMDA… con Selenia…